Intervista Marco Donadoni, Presidente e AD HServizi
Di Emanuele Martinelli e Martina Ginasi
Subire o esser protagonisti della transizione ecologica ed energetica. I cittadini finora sono stati soggetto passivo con la sola opportunità di poter cambiare contratto di fornitura. Sarà ancora così in futuro? Le CER rappresentano una reale opportunità di cambiamento? Ne abbiamo parlato con Marco Donadoni, Presidente AD di Hservizi, tra le utility più attive nell’area di Bergamo.
Partiamo da un tema molto ampio. Si parla oggi sempre più spesso di negazionismo e solidità delle informazioni, quindi della necessità di sviluppare un senso critico e di selezionare ciò che si riceve e si trasmette. Parlando di questioni sociali e senso di comunità, è fondamentale fornire dati seri e verificati sui costi e i benefici delle iniziative intraprese, secondo un forte senso etico. Soprattutto per capire, attraverso testimonianze e analisi, se i progetti sono realmente sostenibili oppure se rispondono unicamente a interessi di parte.
Non c’è nulla di sbagliato nel fatto che qualcuno possa trarre un beneficio economico da un’iniziativa, anzi, è legittimo. Il punto, però, è valutare come questo avvenga e se vi sia una relazione diretta tra il guadagno di alcuni e il beneficio collettivo. Credo che un errore condiviso da tutti – istituzioni, mondo dell’informazione, e da noi che operiamo nel settore dell’energia – sia stato quello di semplificare eccessivamente i concetti, creando una sorta di automatismo secondo cui i cambiamenti climatici aumentano necessariamente costi, trascurando il fatto che generano anche molte opportunità. Tuttavia, non tutti possiedono gli strumenti per comprendere appieno la portata di questi cambiamenti e trarne vantaggio. A fronte di ciò, noi come ente pubblico ci siamo sentiti in dovere di occuparci anche di questo aspetto, cercando di fare informazione e spiegare che una parte di queste opportunità è accessibile a tutti. Riconoscendo che chi investe ha il sacrosanto diritto di ottenere un ritorno economico. A livello europeo, il legislatore è stato abbastanza chiaro nel definire il concetto di “transizione giusta”. L’obiettivo è includere tutti gli attori nel processo, evitando una pericolosa dicotomia tra chi beneficia della transizione e chi invece la subisce. Questo rischio, se non affrontato, potrebbe portare a divisioni significative all’interno della società, come in parte stiamo già osservando.
HServizi è una società in house dalla forte connotazione territoriale.
Siamo una società interamente pubblica, partecipata dalla Provincia di Bergamo e dalla maggior parte dei comuni della bergamasca occidentale confinante con la Provincia di Lecco. Tra i nostri soci annoveriamo anche alcuni comuni lecchesi. Le nostre attività sono dunque orientate a supportare i comuni, con un focus particolare nel settore energetico. Gestiamo diverse centrali termiche utilizzando tecnologie avanzate, tra cui biomasse, impianti di riscaldamento e pompe di calore. Inoltre, ci occupiamo della gestione dell’illuminazione pubblica in numerosi comuni del nostro territorio. Nel corso degli anni, abbiamo realizzato circa un centinaio di impianti fotovoltaici di proprietà; questo ci ha permesso di investire direttamente sia sui tetti di edifici privati che su quelli comunali, offrendo una soluzione a quei comuni che, all’epoca, non disponevano delle risorse economiche necessarie per realizzare autonomamente gli impianti. Oltre al settore energetico, svolgiamo diverse altre attività sempre a supporto delle amministrazioni comunali. Tra queste, gestiamo 12 impianti sportivi, che includono piscine, campi da calcio, piste di atletica, palazzetti e altre strutture. Ci occupiamo anche della gestione cimiteriale per una trentina di comuni, fornendo servizi necrologici, manutenzione e gestione. Ci occupiamo inoltre del patrimonio comunale di circa una dozzina di comuni, con interventi di manutenzione stradale e mantenimento del verde pubblico. Tra le nostre attività figurano anche la gestione di parcheggi, che svolgiamo per esempio in strutture sanitarie, e degli sportelli SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive). Queste molteplici attività mirano a garantire servizi essenziali laddove le amministrazioni comunali non dispongano delle competenze o delle risorse necessarie per gestirli direttamente.
Avete la possibilità di lavorare con i comuni su strategie di sviluppo territoriale integrato?
L’obiettivo primario è di ottimizzare gli investimenti, evitando di duplicare strutture e servizi in ogni comune. Per esempio, non ha senso che ogni cittadina abbia una piscina, un’area feste o una pista di atletica. Stiamo invece lavorando per creare poli d’eccellenza dedicati a determinati sport. Questo approccio è particolarmente adatto al nostro contesto, dove il territorio è fortemente conurbato: i comuni si sono espansi al punto da diventare contigui, formando di fatto un’unica area urbana. Oggi i cittadini hanno una mobilità molto più dinamica rispetto al passato. Chi vive in un comune spesso lavora in un altro e manda i figli a scuola in un terzo. Questo favorisce una visione più ampia del territorio e ci spinge a progettare infrastrutture condivise e di alta qualità. Il progetto finalizzato alla creazione di poli sportivi di eccellenza va in questa direzione, anche se con qualche difficoltà e resistenze da parte di alcune amministrazioni comunali. In un comune con 8 campi da calcio, molti dei quali sintetici, stiamo concentrando le risorse per sviluppare un polo calcistico di eccellenza; idem per il gioco delle bocce a livello agonistico, con una struttura che ospita da anni il campionato italiano. Un centro diventato un punto di riferimento non solo per gli anziani, ma anche per i giovani e le scuole, che partecipano attivamente alle attività legate alle bocce.
Avere una visione complessiva del territorio significa affrontare anche tematiche sociali importanti. Come la realizzazione di RSA sempre più evolute per esempio, aperte ed elastiche, in connessione con la società civile, con scuole, teatri, piscine o palestre, creando opportunità di integrazione e valorizzazione delle relazioni umane. Con il supporto dell’innovazione, anche tecnologica, che presuppone una visione di lungo periodo e la capacità di accedere a risorse attraverso progettualità avanzate e ben strutturate. È qui che entrano in gioco competenze specifiche e una pianificazione evoluta, che permettano di trasformare le idee in realtà.
Visione strategica, capacità operativa, tecnologie avanzate; i cambiamenti che stiamo vivendo sono epocali e il periodo post-Covid ha accelerato questa trasformazione. Per rimanere su un ambito che ci è caro, da circa tre anni, in collaborazione con l’Università di Bergamo e l’Ordine dei Medici, proponiamo corsi di ginnastica dolce per ultra settantenni, attività pensate per persone che faticano a partecipare a gruppi di cammino, strutturate in piccoli gruppi e seguite da neolaureati in scienze motorie; con un’attenzione particolare dunque alla crescita di professionalità, a cui si può aggiungere il volontariato che rimane importante ma che deve essere affiancato da competenze specifiche. Al tempo stesso, anche l’età media degli sportivi si sta abbassando. I cinquantenni oggi giocano a calcetto, a tennis, sono molto più attivi. Dopo il Covid, temevamo un aumento degli sport outdoor come la corsa e il ciclismo, che avrebbe sottratto utenti alle strutture sportive tradizionali, ma non è andata così. Le piscine sono sempre piene, i campi da tennis sono prenotati per mesi. C’è stato un vero e proprio rilancio dello sport, probabilmente grazie anche alla consapevolezza dei benefici fisici, psicologici e sociali che lo sport porta con sé. Per questo dobbiamo adattare la nostra offerta a queste nuove esigenze.
Capire abitudini e comportamenti e i flussi con cui le persone si muovono vuol dire anche pensare con visione strategica alla produzione e distribuzione di energia.
Ovviamente, per questo continuiamo a concentrarci sul nostro core business, che è l’energia, e rimaniamo focalizzati sugli sviluppi tecnologici e sul processo di elettrificazione dei sistemi. Non abbandoneremo immediatamente il gas, ci riusciremo in circa dieci anni. La realtà è che stiamo cercando di installare pompe di calore ovunque, ed è necessario lavorare sugli involucri degli edifici, anche se qui c’è un’evoluzione in corso, accompagnata anche da un cambiamento normativo a cui dobbiamo prestare molta attenzione. Per quanto riguarda l’impatto dell’energia sul territorio, siamo situati in una delle province più produttive d’Italia con una forte presenza di insediamenti industriali; un’area che può essere percepita come meno attraente sotto il profilo turistico, proprio per la sua vocazione manifatturiera che in passato ha trascurato gli aspetti ambientali. Per affrontare questo problema da sei anni conduciamo un monitoraggio ambientale su tutto territorio, grazie all’installazione di 25 centraline per misurare la qualità dell’aria nei vari comuni. I dati vengono scambiati tra loro, creando una mappa in tempo reale relativa alla situazione e agli impatti ambientali. Si tratta di un progetto unico a livello nazionale, come ci ha confermato la IAIA (International Association for Impact Assessment) che ci consente di tener monitorati i livelli di consumo energetico e le emissioni delle aziende locali tra le più importanti al mondo per quanto concerne chimica, cemento, meccanica. Molte di queste aziende sono anche molto innovative nella gestione degli scarichi, sia in acqua che in atmosfera, ma certamente si dovrà fare sempre di più e meglio. Per questo in parallelo al monitoraggio, proponiamo soluzioni per migliorare l’efficienza e l’impatto ambientale, ed è interessante notare come molte di queste imprese, pur essendo molto competitive sul piano economico, stiano investendo nelle energie rinnovabili per migliorare il loro bilancio ambientale. Un aspetto sempre più rilevante, richiesto non solo dai produttori ma anche a fornitori e clienti. Tutto ciò ci sorprende positivamente e indica che in ogni settore la sostenibilità sta diventando un fattore cruciale.
Operate su un territorio che integra le proprie risorse in una sorta di puzzle coerente e ben strutturato. In questo contesto, l’impatto di fenomeni come quello delle CER può diventare significativo?
È fondamentale, in questi processi, avere accanto soggetti con cui condividere esperienze, buone pratiche e analisi costi-benefici. L’introduzione di nuove tecnologie e l’adozione di soluzioni innovative, richiedono una forte collaborazione e la capacità di confrontarsi sulle sfide e sulle opportunità che emergono. Il dialogo continuo e l’apprendimento reciproco sono fondamentali per affrontare in modo efficace la transizione verso un modello più sostenibile e innovativo. Abbiamo dunque pensato, per rispondere alla tua domanda, di presentarci al territorio come la “CER dei sindaci” ritenendo che il nostro valore aggiunto possa risiedere proprio in questo: diventare punto di riferimento per i sindaci ci ha permesso di instaurare rapporti di fiducia anche con le imprese, che pur avendo alternative economiche potenzialmente più vantaggiose, preferiscono aderire alla nostra proposta. Questo perché l’obiettivo non è solo economico, ma anche orientato a creare valore per il territorio. Gli imprenditori seri e consapevoli delle potenzialità del nostro territorio vedono la nostra CER come un’opportunità per costruire un progetto di comunità. Molti dei loro dipendenti, infatti, non solo lavorano ma abitano in quest’area. Questo legame stretto tra il mondo del lavoro e la comunità locale è alla base di un vero e proprio progetto di sviluppo territoriale. Quello che ci ha sorpreso positivamente è stata la forte propensione degli imprenditori a tenere in considerazione la natura pubblica della nostra CER e soprattutto il rapporto diretto con i sindaci. Spesso è proprio il primo cittadino a partecipare agli incontri con le aziende, che sono poi le prime a mettere a disposizione l’energia necessaria per lo sviluppo della comunità. Questo approccio conferma la lungimiranza degli imprenditori, che non si fermano a considerare solo il centesimo di differenza nelle tariffe, ma credono davvero in un progetto di territorio.
Si tratta quindi di una CER a totale trazione pubblica?
I soci fondatori della nostra iniziativa sono esclusivamente comuni e attualmente siamo poco più di 30. L’obiettivo è arrivare a 50 comuni entro la fine dell’anno. I sindaci, giustamente, si sono impegnati nella creazione di una rete e alcuni di loro ci hanno portato a conoscere imprenditori locali che, per motivi diversi, stanno installando impianti o hanno già progetti in fase avanzata, già attivi e pronti a fornire energia. Imprese che hanno aderito al nostro progetto indipendentemente dalla componente di retrocessione delle tariffe incentivanti spettanti ai produttori; non vedono solo un vantaggio economico, ma anche un’opportunità per lo sviluppo delle loro aziende su un territorio che sempre più è bene acquisisca i connotati di sostenibilità. È il sindaco che facilita gli accordi con le principali attività produttive locali, le quali sono in grado di portare quegli investimenti necessari per far decollare il progetto. Siamo ora in attesa di capire come evolverà la situazione con il bando PNRR, che, a quanto mi risulta, è ancora poco utilizzato.
Da un punto di vista finanziario l’investimento da chi viene sostenuto?
Sia da imprenditori locali storici che dagli stessi enti locali. I sindaci si stanno attivando per coprire gli ultimi tetti che non sono ancora dotati di impianti fotovoltaici. Va detto che c’è anche una certa attenzione da parte dei cittadini, che avevano a disposizione un’ottima opportunità con il 50% di fondo perduto e la detrazione fiscale. Tuttavia, il grosso degli investimenti arriverà sicuramente dalle aziende. HServizi ha deciso di non effettuare ulteriori investimenti oltre quelli relativi all’attività di studio, alla costituzione e al sostegno economico del progetto, perché siamo consapevoli che il nostro territorio risponderà positivamente. Il nostro obiettivo sarà quello di creare un mix efficace tra produzione e consumo, cercando di includere soggetti con linee di consumo diverse, in modo da valorizzare tutta l’energia prodotta. In pratica, ci poniamo come e al momento non pensiamo a ulteriori investimenti diretti.
Il tema delle competenze diventa cruciale, insieme alla stretta relazione con comuni e provider tecnologici.
Da questo punto di vista è stato per noi fondamentale il supporto di Energy4Com. La competenza di soggetti esterni altamente qualificati ci ha permesso di sviluppare un progetto così importante. Per quanto concerne l’organizzazione complessiva, attualmente siamo fuori con un bando e stiamo cercando personale; siamo consapevoli che non sarà facile trovare risorse già pronte, quindi stiamo pianificando una fase di formazione, sempre con il supporto di Energy4Com, per garantire che tutto possa essere gestito internamente. Finora per la costituzione della CER abbiamo ricevuto supporto da professionisti esterni sia per la parte legale che ingegneristica ed è chiaro che il nostro obiettivo è diventare totalmente autonomi il prima possibile, per sviluppare nuove competenze e creare un nuovo settore all’interno dell’azienda.
Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, e in particolare l’utilizzo di intelligenza artificiale, come vi comportate?
Nel nostro CdA, abbiamo due componenti su cinque che sono professoresse dell’Università di Bergamo, una delle quali è la responsabile del Dipartimento di Ingegneria. Questo ci garantisce un ottimo livello d’attenzione sul tema e attualmente stiamo lavorando con loro su una piattaforma che ci permetta di valorizzare al meglio la parte energetica del progetto. Siamo a buon punto, ma ora dobbiamo capire come concretizzare questa idea. In questa fase la priorità è procurarsi l’energia, una volta che avremo a disposizione le risorse necessarie ci concentreremo sulla gestione. Per questo stiamo cercando di coinvolgere altre amministrazioni locali e la provincia è già entrata a far parte della nostra compagine azionaria. Il nostro obiettivo per il 2025 è sviluppare dei sistemi che ci consentano di raccogliere dati in tempo reale, per poter bilanciare e valorizzare correttamente anche l’aspetto ingegneristico di questa attività. Dobbiamo coinvolgere più comuni e, soprattutto, più imprese, in grado di mettere a disposizione l’energia prodotta, che rappresenta oggi il principale limite.
Il confronto con soggetti contigui al vostro settore è sicuramente uno degli aspetti più interessanti e utili per lo sviluppo di un modello integrato di servizi. In particolare, la contaminazione tra diversi ambiti, come quello dell’acqua, dei rifiuti e della mobilità, potrebbe diventare fattore importante per la crescita della vostra attività?
È davvero interessante vedere come il progetto si stia sviluppando grazie alla creazione di un ecosistema ampio e collaborativo, che va ben oltre il semplice rapporto tra impresa e amministrazione pubblica. Il fatto di condividere la stessa sede con enti non solo facilita la collaborazione pratica e quotidiana, ma crea anche una rete di competenze e risorse che può davvero fare la differenza a livello territoriale. Inoltre, il coinvolgimento di enti come Caritas e l’Università, così come delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, è un segno che il progetto ha una visione inclusiva e di comunità, cercando di allargare l’impatto a più attori possibili. È fondamentale, infatti, che la crescita e l’innovazione siano condivise a tutti i livelli, dal singolo cittadino alle imprese, dalle istituzioni locali agli esperti professionisti, creando un ambiente in cui tutti si sentano partecipi e informati.
Come affrontate il complesso tema della comunicazione ai cittadini? Riuscite a coinvolgere anche un pubblico di giovani?
Prossimamente organizzeremo un convegno invitando sia aziende che professionisti per un approfondimento sul bando PNRR al fine di colmare una lacuna informativa che ancora esiste; molti professionisti non conoscono ancora tutte le possibilità che questi strumenti offrono e l’informazione gioca un ruolo cruciale per sfruttare appieno il potenziale del PNRR e degli altri fondi europei. In generale abbiamo intrapreso da tempo un percorso di sensibilizzazione attraverso eventi di formazione e condivisione, il che non solo rafforza il progetto stesso, ma crea un ambiente più dinamico e pronto ad affrontare le sfide del futuro, sia sul piano sociale che economico. Con questo approccio, il territorio di Bergamo sembra davvero destinato a diventare un modello di innovazione e collaborazione. Uno degli aspetti più complessi che abbiamo riscontrato è il coinvolgimento dei giovani, un tema comune in molte iniziative che cercano di coniugare innovazione e sviluppo territoriale. Quando si parla di progetti come quello della CER dei Sindaci, che ha un impatto significativo sulla comunità, è cruciale riuscire a raggiungere anche la fascia più giovane, che purtroppo sembra essere meno interessata o poco informata, a meno che non siano evidenti i vantaggi in termini di opportunità professionali. Per quanto riguarda i canali di comunicazione, piattaforme come Facebook possono essere utili per una fascia di età più adulta, mentre i giovani tendono ad essere più attivi su Instagram e TikTok, social che permettono di veicolare contenuti in modo più dinamico, visivo e interattivo, il che potrebbe essere un modo più efficace per catturare l’attenzione. Instagram, ad esempio, consente di condividere aggiornamenti tramite storie e post visivi (foto e video), mentre TikTok con video brevi e coinvolgenti più adatti per attirare un pubblico giovane. Creare contenuti educativi e informativi su come funziona la CER dei Sindaci, magari con un linguaggio più accessibile, aiuterebbe senz’altro a spiegare meglio i benefici di questo progetto, che potrebbe sembrare complesso a chi non è abituato a gestire queste tematiche. Inoltre, potrebbe essere utile pensare a partnership con Università e scuole realizzando eventi o workshop che possano avvicinare i giovani al tema della sostenibilità, dell’energia rinnovabile e della gestione comunitaria con un’ottica di sviluppo professionale. Vorremmo creare una rete di “giovani ambasciatori” in grado di parlare direttamente ai loro coetanei anche in termini di impatto sociale. Gli studenti di ingegneria che dovrebbero avere un interesse maggiore, potrebbero essere tra i primi a voler conoscere come inserire le loro competenze in un progetto così innovativo, che peraltro porta con sé una trasversalità di discipline umanistiche e sociali. Stiamo ragionando poi su contenuti audiovisivi – video e dirette streaming – che spieghino in maniera semplice e coinvolgente come funziona una CER e cosa comporta per i cittadini; potrebbero servire a rispondere alle domande più frequenti e dissipare tutti i dubbi. Il concetto di zero bolletta così come dinamiche energetiche di ampio respiro potrebbero essere spiegate con esempi concreti, testimoniando storie di persone o aziende che ne hanno beneficiato.
La comunicazione integrata è senza dubbio una sfida quando si trova il giusto canale e il giusto tono il coinvolgimento può davvero crescere.
Abbiamo registrato durante Ecomondo attraverso un nutrito numero di interviste come le Utility fatichino a far capire ai giovani quanto sia affascinante lavorare in un settore come quello dei servizi di pubblica utilità.
L’estate scorsa abbiamo condotto un esperimento interessante sul tema della diffidenza verso le multiutility. Ci è stato chiesto da una delle principali utility italiane che aveva vinto una gara per la gestione di una serie di servizi sul nostro territorio di organizzare alcune serate informative. Abbiamo ottenuto una partecipazione minima. Abbiamo dunque deciso di ripetere l’esperimento con lo stesso tema e la stessa scaletta presentandolo come un’iniziativa HServizi; in questo caso abbiamo avuto la sala piena. È emersa una percezione molto diversa da parte dei cittadini che ci conoscevano come soggetto di riferimento sul loro territorio evidenziando quindi un forte senso d’appartenenza al proprio contesto. Questo ci ha fatto capire che ci sono gli elementi giusti per costruire qualcosa di importante, l’unico passo da fare è unirli. Le comunità energetiche sono lo strumento che può connettere mondi apparentemente distanti ma strettamente legati all’ambito energia.
La vostra forza è quella di integrare comuni e soggetti diversi.
Il nostro obiettivo è sempre stato quello di pensare in un’ottica di larga scala, perché siamo convinti che per avere un impatto significativo e per garantire la sostenibilità nel lungo termine, i progetti debbano essere dimensionati in modo tale da generare economia. Solo in questo modo diventano sostenibili economicamente, ottimizzando i costi operativi. HServizi ha per ora fatto fronte a questi costi, ma siamo fiduciosi che riusciremo a raggiungere un equilibrio economico finanziario nel tempo, diventando autonoma con una sostenibilità di lunga durata.
Il vostro territorio presenta luoghi importanti di cultura e arte, poli di aggregazione e comunità che vanno gestiti in modo ottimale, come musei, biblioteche, cinema e teatri. Efficienza e digitalizzazione, possono migliorare l’accessibilità e l’offerta culturale stessa. Un ambito che ben racconta del grado evolutivo di un territorio.
È interessante il nuovo ruolo che si sono ritagliate le biblioteche, che non si limitano più a distribuire libri, ma organizzano eventi quotidianamente. Un fatto che ha cambiato i criteri di gestione degli spazi con orari che obbligano, per esempio, ad accensione e spegnimento del riscaldamento certamente più flessibile, che comprendono orari serali e festivi, che spaziano dal caffè filosofico alle letture per bambini, fino agli incontri per anziani. Si tratta di eventi sempre più legati al patrimonio storico e artistico locale, che spesso viene dimenticato, ma che è fondamentale mantenere vivo e valorizzato. Per HServizi è un grande valore supportare questa attività alla quale destiniamo buona parte dei nostri utili, proprio per progetti culturali che siamo certi caratterizzeranno il futuro e la possibilità di crescita dei nostri territori.