Intervista ad Andrea Nieddu, Sindaco di Berchidda (SS)
Sindaco Nieddu, Berchidda sta diventando un polo attrattivo e modello di riferimento di sviluppo territoriale.
Non si tratta solo di contrastare lo spopolamento, ma di una visione a lungo termine che si accompagna a progetti concreti. Le azioni intraprese finora e quelle pianificate per il futuro rappresentano una chiara direzione di sviluppo. Ho sempre avuto una certezza: l’ambiente non è solo un valore ma un vero e proprio prodotto che ha un grande impatto nell’immaginario collettivo. Credo che la progettualità rappresenti un elemento in più. È per questa ragione che abbiamo cercato di comprendere in primis l’habitat, individuandone i tratti essenziali, le peculiarità enogastronomiche e agroalimentari. L’eccellenza del Vermentino, vitigno autoctono oggi unico DOCG in Sardegna, i prodotti caseari, l’allevamento ovino con la selezione della pecora sarda e i relativi derivati, il miele, l’olio vanno contestualizzati con il grande senso di collaborazione e cooperazione che la comunità di Berchidda ha storicamente sviluppato. Tradizione e cultura si sono così coniugate con le evoluzioni della storia, della società e dell’economia. Il fatto che Berchidda detenesse poi la concessione per la distribuzione dell’energia elettrica ai propri cittadini ci ha portato ad approfondire i temi energetici, quando ancora pochi ne parlavano o non era considerato un argomento di discussione.
Si tratta di un ambito di grande rilevanza anche in termini di sviluppo del territorio.
Fin dal primo insediamento di questa amministrazione, nel 2015, ci siamo trovati di fronte a una scelta strategica: mantenere o cedere la concessione per la distribuzione dell’energia elettrica? Dovevamo decidere se vendere la rete a operatori economici di maggiori dimensioni o mantenerla, sviluppando politiche energetiche innovative. Abbiamo optato per quest’ultima via. Abbiamo lavorato molto sul recupero dei crediti e il ripianamento dei debiti e, una volta stabilizzata la situazione finanziaria, abbiamo investito, ottenendo finanziamenti regionali per costruire una vera e propria Smart Grid. Oggi siamo a buon punto: abbiamo digitalizzato e rinnovato 7 cabine su 13 nel centro abitato e grazie a un contributo di un milione e mezzo di euro per il progetto; inoltre abbiamo investito altri due milioni e mezzo di euro per acquisire il ramo di proprietà di Enel presente sul territorio comunale rurale. Siamo diventati quindi gli unici distributori su un territorio comunale vastissimo, di 202 km².
Negli ultimi anni, ci siamo poi impegnati nella costituzione di una Comunità Energetica Rinnovabile, per comprenderne appieno i meccanismi. Abbiamo riflettuto sul fatto che i cittadini non dovessero essere solo consumatori, ma anche produttori, favorendo l’autoconsumo. Da qui è nata l’idea di coinvolgere la popolazione per creare la CER. Oggi la comunità è in attesa di autorizzazione, ma l’associazione è già stata costituita e conta circa 60 soci. Parallelamente, abbiamo intrapreso cinque progetti europei per sperimentare forme innovative di CER, uno dei quali riguarda la sicurezza della rete cibernetica. Questo è il quadro attuale, in un contesto storico in cui si discute di speculazione energetica, cambiamenti climatici e direttive europee che impongono precisi parametri per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Anche in termini di servizi mi pare che Berchidda si stia muovendo con lungimiranza.
Abbiamo investito molto sulla qualità dell’abitare e del borgo, mantenendo servizi essenziali come sanità e istruzione e migliorando le infrastrutture per il tempo libero, con aree verdi e impianti sportivi. Questi elementi rappresentano un’ulteriore attrattiva per Berchidda, situata strategicamente tra Olbia e Sassari e a pochi chilometri dalla Costa Smeralda. Ricordo che il nostro patrimonio naturalistico include circa 5000 ettari di foreste demaniali. Il borgo rappresenta un esempio di come tradizione, cultura e innovazione possano convivere. Berchidda è culla di cultura e musica: abbiamo una banda ultra centenaria, Time in Jazz, un festival di livello internazionale grazie a Paolo Fresu, e diversi laboratori musicali attivi tutto l’anno. Inoltre, ospitiamo un premio di poesia in lingua sarda. In sintesi, tradizione, cultura, musica, qualità del borgo e grandi progetti energetici rendono Berchidda un attrattore non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per la ricerca scientifica e chiunque sia interessato a sviluppare progetti all’insegna del futuro sostenibile.
Un mix di grande fascino frutto di sensibilità ma pure di competenze.
Da questo punto di vista ci siamo avvalsi di professionalità con competenze specifiche e specializzate. Abbiamo lavorato con determinazione, i risultati ottenuti sono dovuti anche a condizioni favorevoli, come la conformazione del paese; Berchidda è un paese aggrappato al Monte Limbara, molto caratteristico e autentico, distinto dalle altre realtà e proprio per questo irripetibile. Ma altrettanto decisiva è stata l’attenta gestione degli aspetti finanziari, sui quali abbiamo lavorato molto. Siamo una comunità in continuo movimento come testimonia il progetto denominato “I percorsi dell’abitare in Sardegna”, che ho scritto con colleghi di diversa estrazione con l’obiettivo di sfruttare appieno le risorse locali costruite nel tempo. Siamo partiti da alcuni pilastri, eccellenze come il jazz, grandi eventi come i rally con tre gare nazionali o la “Notte di Gelo”, attrattiva di un turismo di passaggio per qualche giorno. Ma ci siamo chiesti come poter essere attrattivi 365 giorni all’anno facendo dialogare tutte queste realtà all’interno di una strategia unitaria. Il cuore del progetto sta proprio nell’integrazione di diverse eccellenze, con l’aggiunta di trovarci in una posizione geografica strategica: Berchidda dista 35 km da Olbia, è al centro di una nuova arteria viaria che finalmente dimezza i tempi di raggiungimento dei principali scali aeroportuali. Questa nuova infrastruttura, giunta dopo trent’anni di attesa, ci collega rapidamente a porti e aeroporti, facilitando l’accesso al turismo, sia aereo che marittimo. Non dobbiamo fare altro che mettere a sistema le eccellenze derivanti dall’economia locale. Ma non solo. Vorremmo che in futuro Berchidda diventi punto di riferimento per la ricerca scientifica e per l’applicazione e divulgazione delle idee che stiamo sviluppando, così da farne un modello. In cui entra pienamente anche il “Progetto Abitare”, con l’obiettivo non solo di contrastare lo spopolamento, ma anche di attirare nuovi flussi migratori da altre aree della Sardegna, depresse o al contrario in forte crescita demografica. Mi riferisco in particolare a Olbia, in forte ascesa e per questo con costi molto elevati. Il nostro ragionamento è da questo punto di vista strategico: puntiamo infatti a riconvertire il patrimonio immobiliare obsoleto, che oggi rappresenta un costo per le famiglie (TARI, IMU, lavori di manutenzione straordinaria) riconvertendolo e rendendo quindi Berchidda appetibile anche sul mercato immobiliare. Riteniamo vi sia una domanda potenziale che si sta generando; una famiglia cerca sicurezza, servizi minimi essenziali, come scuole e assistenza medica, qualità della vita, spazi per il tempo libero, impianti sportivi. Qui abbiamo la possibilità di vivere in un paese avanzato a condizioni economiche sostenibili.
Una questione cruciale riguarda strutture preposte al tema salute.
Certamente, per questo stiamo lavorando alla realizzazione di una Casa di Comunità in grado di offrire servizi di assistenza senza dover ricorrere ai grandi ospedali. È molto importante tra l’altro mantenere un corretto equilibrio tra le esigenze dei giovani e quelle dei più anziani per garantire a tutti, indipendentemente dall’età, una vita sociale inclusiva e di buona qualità. Un borgo della salute dunque a più livelli per esser pionieri di concetti avanzati che diano sempre più significati al senso di comunità.
Come avete risolte il problema connettività, della digitalizzazione, fondamentale per un territorio che voglia crescere, analizzare i flussi attraverso dati interoperabili. E cosa pensa del binomio acque-energia, un tema di estrema attualità.
La posa di fibra ottica è in fase di completamento, ma già nel 2016 avevamo deciso di installare un wi-fi veloce che tuttora viene utilizzato dai cittadini. Dobbiamo essere in grado di ricevere e gestire dati da tutti i punti nodali del territorio. Che comprende anche la gestione dell’acqua nelle campagne per esempio; acqua ed energia sono oggi strettamente legati ai cambiamenti climatici e se la nostra identità è profondamente legata ai prodotti agroalimentari e all’economia rurale a maggior ragione non possiamo permetterci di disperdere questo patrimonio di ricchezza e biodiversità. Una proposta concreta è recuperare l’acqua dal lago Coghinas e costruire una condotta che porti la risorsa all’agro di Berchidda e Oschiri. È molto importante sensibilizzare la comunità sull’importanza delle rinnovabili anche per chi deve gestire il settore idrico, comparto energivoro per eccellenza.
Come ritieni si possa migliorare la collaborazione tra comuni, tra enti locali?
Negli ultimi sei anni e mezzo sono stato presidente della Comunità Montana del Monte Acuto; durante la mia presidenza abbiamo gestito circa 40 milioni di euro di finanziamenti di cui 18 sotto la mia direzione, e il resto per la prosecuzione del progetto. Con i dieci comuni coinvolti siamo riusciti a costruire un progetto unitario, tuttavia ci sono alcuni limiti da considerare. Il primo riguarda la visione e la gestione sovracomunale che spesso non si allinea con quella degli altri. Certamente nel campo dell’energia sarebbe necessaria una regia sovracomunale e la Regione dovrebbe assumere un ruolo di programmazione e coordinamento più robusto in grado anche di creare nuovi posti di lavoro. Altro limite riguarda i fondi disponibili, che spesso hanno caratteristiche vincolanti con scadenze e destinazioni specifiche. Quando si partecipa di bandi per fondi della montagna, le risorse devono essere impiegate per progetti verticali senza alcuna possibilità di integrare e quindi di innovare. Le linee di finanziamento europee e regionali sono spesso rigide e non consentono la flessibilità necessaria per progetti avanzati. Per questo ci auspichiamo che la nuova struttura regionale sia in grado di programmare con una visione che renda realmente innovativi i processi di sviluppo territoriali, ognuno con le proprie specificità ma secondo una visione d’insieme.