Nata con l’obiettivo primario di rendere un protocollo di comunicazione patrimonio accessibile a tutti gli operatori, Meters and More nel 2025 compirà 15 anni. Ne abbiamo parlato con Carlo Drago, General Manager dell’associazione.
Partiamo dalla vision con cui Meters and More venne costituita?
La volontà era quella di consentire la trasmissione dei dati dai contatori elettronici ai sistemi di gestione del distributore, con l’intento di condividere questi dati energetici digitali nel modo più ampio possibile. Meters and More ha lavorato per far adottare questo protocollo come standard europeo aperto a tutti e successivamente si è impegnata per facilitarne la diffusione e la conoscenza. Dieci anni sono un lungo periodo per chi si occupa di innovazione; la nostra missione iniziale è ormai consolidata e acquisita. Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo puntato a espandere il nostro ambito d’azione, coinvolgendo una gamma più ampia di attori che possono trarre beneficio dai dati acquisiti. Ricordo che lo Smart Meter elettrico è stato sviluppato principalmente per ottimizzare i processi di gestione del distributore e migliorare il servizio al cliente. Oggi, grazie alla diffusione delle energie rinnovabili e alla transizione energetica, un numero sempre maggiore di attori, compresi i clienti finali, ha interesse nell’utilizzo di questi dati energetici per ottimizzare i propri processi, valorizzare l’energia proveniente da fonti rinnovabili e condividere informazioni. Nell’ultimo triennio abbiamo dunque concentrato gli sforzi su questo fronte, consapevoli del fatto che, mentre la prima generazione di Smart Meter veniva principalmente utilizzata da distributori ben preparati e capaci di gestire la tecnologia, la nuova generazione permette il coinvolgimento di una vasta gamma di attori, compresi cittadini senza particolari competenze tecniche. La standardizzazione, la formazione e la diffusione di queste tematiche sono diventate ancora più cruciali di prima e questo è ciò su cui ci concentriamo.
L’attività dell’associazione, nata da un’iniziativa di Enel ed Endesa, si muove oggi su diversi paesi; questo dice bene quanto i temi toccati riguardino processi condivisi a livello Global.
L’Italia è stata all’avanguardia vent’anni fa quando è nato lo Smart Meter digitale di Enel, e secondo me lo è ancora oggi. Grazie alla nostra partenza anticipata rispetto al resto d’Europa è oggi realtà la seconda generazione di contatori fatto che ci pone ancora in vantaggio rispetto agli altri paesi. L’Italia ha saputo valorizzare la sua prima esperienza, che è stata una delle più solide a livello mondiale edabbiamo continuato a utilizzare le tecnologie che hanno dimostrato tutto il proprio valore anche nella seconda fase. Mi riferisco principalmente alla comunicazione powerline che pur presentando vantaggi e svantaggi, è accessibile a tutti i clienti in Italia, grazie a contatori compatibili con questa tecnologia di cui è ancora in corso il roll-out. Questo permette lo sviluppo rapido di applicazioni in grado di ottimizzare il consumo del cittadino finale. Nel frattempo le tecnologie si sono poi mosse in molte direzioni; si stanno affermando per esempio quelle basate sulla radiofrequenza, su cui all’estero c’è grande interesse. Come associazione, stiamo ampliando il nostro orizzonte considerando anche altri vettori di trasporto oltre al filo elettrico. La velocità di deployment non è più guidata solo dalla qualità della tecnologia stessa, oggi matura in tutte le sue varianti, ma anche dalle caratteristiche dell’installato base, che in Italia è particolarmente omogeneo e favorevole. L’Italia continua a essere dunque un punto di riferimento, con il resto del mondo che ci guarda con interesse.
Oggi avete un dialogo aperto con il mondo delle utility in particolare che successivamente si evolverà in una relazione continua con i cittadini. È corretto?
L’associazione risponde al fine di rendere il più possibile proficua la condivisione di informazioni che il mercato richiede, che dal contatore spesso giungono e che gli associati Meters and More possono fare proprie trasformandole in valore. Inizialmente erano essenzialmente, anzi direi esclusivamente i distributori ad essere interessati. Negli ultimi 3-4 anni, grazie al contatore di nuova generazione, ho osservato una forte crescita di interesse in soggetti che operano in settori diversi, come le piattaforme software post-contatore, i dispositivi utente, le forniture di prodotti finali come i boiler elettrici e i pannelli fotovoltaici. Questo indica che c’è una crescente consapevolezza che il successo e la valorizzazione dell’energia distribuita richiedono un approccio complesso e collaborativo, basato sull’aggregazione e sulla filiera. L’associazione si pone come un punto di unione per far rete e condividere scelte strategiche comuni. È un processo che coinvolge un vasto numero di attori, non solo alcuni distributori, ma anche una gamma più ampia di cittadini e delle loro diverse forme di aggregazione. Si tratta di un processo complesso che non possiamo affrontare da soli, ma al quale vogliamo contribuire valorizzando le sinergie e promuovendo la collaborazione. Quando qualche anno fa abbiamo iniziato a parlare di Smart Meter, abbiamo da subito cercato di far capire che non si trattava solo di uno strumento da posizionare in un angolo della casa, ma di un elemento centrale nei processi che avrebbero fornito dati di alta qualità, traducendosi in informazioni preziose. Ricordo che abbiamo posto attenzione al coinvolgimento di soggetti diversi proprio per sottolineare l’importanza di questo concetto. Un impegno che si riflette anche nell’assistenza e nel supporto fornito ai vari attori nell’interpretare e gestire al meglio i dati raccolti.
Promuovere consapevolezza, favorire un data management evoluto, far comprendere l’importanza di introdurre Smart Meter su tutte le infrastrutture a rete. Vi aspetta un compito importante.
All’inizio la nostra missione era quella di produrre standard, architetture e protocolli condivisi o condivisibili e questa è rimasta sostanzialmente la caratteristica principale della nostra attività fino a oggi. Tuttavia, c’è una crescente domanda di alfabetizzazione e stiamo valutando come portare strumenti utili sul mercato che vadano in questa direzione. Vogliamo espandere le nostre attività anche alla fase di conoscenza, divulgazione e diffusione delle potenzialità del contatore digitale che oggi, alla sua seconda generazione, è considerato uno strumento che finalmente abilita la conoscenza dell’utente finale e la consapevolezza dei propri consumi. La sua peculiarità più significativa è che fornisce un dato digitale che può essere utilizzato da sistemi di intelligenza artificiale e da sistemi automatizzati per la gestione ottimale di questa risorsa fondamentale. Questo va ben oltre la semplice consapevolezza e si spinge verso un utilizzo indipendente dal controllo quotidiano dell’utente finale. Questo apre a enormi potenzialità che devono essere comprese e applicate.
So che il tema delle Smart City ti è particolarmente caro; com’è entrato nei processi di analisi attenzionati da Meters and More?
Le Smart City possono assumere molte forme e connotazioni, ma se parliamo di energia, ci riferiamo all’ottimizzazione energetica all’interno dei contesti urbani. In questo caso il principale utilizzatore di piattaforme che portino in quella direzione non sarà l’utente cittadino, bensì le istituzioni locali che dovranno gestire in modo efficiente i loro consumi energetici. Consideriamo per esempio l’illuminazione pubblica: il monitoraggio in tempo quasi reale dei consumi energetici – in questo senso è stata decisamente proficua e di successo la collaborazione con Enea – interessa principalmente l’amministrazione cittadina. Così come l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici a livello stradale coinvolge soggetti pubblici. Non si tratta dunque di ottimizzare solo le case degli utenti privati con la domotica, ma di estendere questo concetto a servizi ed edifici pubblici come scuole e ospedali, che sono molto energivori e possono diventare potenziali generatori di energia distribuita. Questo è fondamentale perché da un lato il distributore gestisce la rete in modo ottimale, dall’altro ci sono istituzioni pubbliche o Comunità Energetiche che possono diventare interlocutori interessanti per il distributore, offrendo servizi ancillari o di flessibilità necessari per il funzionamento ottimale delle moderne reti. Si tratta di due filoni primari di sviluppo con punti di vista differenti, ma nel futuro prevedo una convergenza, un dialogo e un’interconnessione per valorizzare appieno questi due ambiti. All’interno di una reale Smart City questi ambiti si aggregheranno a favore di servizi avanzati ed in continua evoluzione.
La regolazione ha spesso favorito politiche di innovazione creando valore e accelerando processi che forse non si sarebbero mai evoluti senza imporre degli obblighi. Cosa ha significato da questo punto di vista l’introduzione della Chain 2 per il nostro Paese?
Chiamiamo Chain2 l’estensione del protocollo di comunicazione che permette lo scambio di informazioni tra lo smart meter ed un gatway utente a disposizione dell’utente finale. La definizione da parte del regolatore della Chain2 ritengo sia stata la chiave di volta per ridare uno scopo e uno slancio all’associazione, che circa 6-7 anni fa aveva, per così dire, esaurito la sua missione primaria. Le connessioni che abbiamo stabilito, la variegata rete di interlocutori che oggi mettiamo a sistema stimolano discussioni tecniche e analisi generando non solo dibattito ma possibilità di business, di implementazione di nuovi servizi. Abbiamo verificato se quello che il regolatore o gli enti di standardizzazione hanno già definito sia sufficiente per supportare questi nuovi scenari. L’anno scorso, per esempio, abbiamo lavorato sull’illuminazione pubblica non solo per abilitare il monitoraggio nazionale dei consumi in questo settore, ma anche per valutare se la Chain 2, nella sua prima versione, coprisse completamente le esigenze infrastrutturali. Su input dei nostri associati, che ricordo rappresentano una varietà di attori nel settore, abbiamo posto l’attenzione sul tema e credo che presto verrà accettata un’integrazione della Chain 2 da parte del CEI italiano. Questo è il risultato della rappresentanza e dell’impegno dei nostri associati, che portano al tavolo le loro considerazioni e conclusioni, rappresentando l’intero network.
Come valuti la collaborazione con ENEA? Quali finora le attività che condividete?
La relazione con ENEA è stata più che fertile, direi fondamentale per la nostra attività. In passato gli associati erano principalmente aziende orientate al business, focalizzate sullo sviluppo e sull’implementazione di soluzioni di Smart Metering, senza una spinta significativa verso la ricerca, l’innovazione o l’evoluzione dei processi. L’ingresso di ENEA in Meters and More ha cambiato radicalmente questo scenario, perché ha introdotto una dimensione di ricerca, innovazione e sperimentazione fondamentale per la nostra attività. In collaborazione con l’Ente, stiamo coinvolgendo aziende, soprattutto di medie e piccole dimensioni italiane, che si stanno dimostrando estremamente sensibili a questo approccio. Vogliamo ampliare le potenzialità dello Smart Meter di seconda generazione in Italia ad altre tipologie di utilizzi che al momento non sono conosciuti o condivisi in modo diffuso. Un’esperienza che vogliamo portare a livello europeo a partire dal lavoro svolto per lo Street Lighting che riteniamo un’opzione valida anche per altri paesi europei.
ENEA con il PELL ha compiuto un percorso virtuoso dall’illuminazione pubblica fino agli edifici pubblici, tra cui scuole e ospedali.
Si, completato il lavoro sullo Street lighting abbiamo avviato una riflessione sugli edifici pubblici, concentrandoci sull’utilizzo energetico post-contatore. Parallelamente, stiamo attivamente esplorando il concetto di Comunità Energetiche, che rappresenta un ulteriore passaggio concettuale:l’ottimizzazione dell’energia tra più utenti, che virtualmente rappresentano un’unica entità. Questo passaggio si basa sulla possibilità dei singoli cittadini di ottimizzare i propri consumi attraverso servizi post-contatore, favoriti dall’introduzione di Smart Meter e Chain2. Il passo successivo per diventare rilevanti anche nei confronti del distributore è quello di aggregarsi. L’esperienza delle Comunità Energetiche Rinnovabili, nata anni fa in America e poi diffusasi in Inghilterra, ha avuto un avvio molto rapido e convincente anche in Italia. Un modello che promette un futuro certamente più sostenibile.
Lo sviluppo delle CER in Italia che è stato preceduto da un periodo di messa a sistema della regolazione e da numerosi esperimenti pilota su diversi territori. Qual è il punto su cui state lavorando per garantire che questi processi diventino sempre più virtuosi, sia a favore dei cittadini che delle pubbliche amministrazioni che delle imprese che gestiranno il servizio?
L’avvio delle CER è stato guidato dalla definizione di un framework legislativo e organizzativo fondamentale per la loro realizzazione. Tuttavia, per la natura stessa di ciò che vogliono rappresentare, il supporto tecnologico è altrettanto importante e vitale. Senza di esso è difficile gestire una comunità, la raccolta dei dati energetici e la loro disponibilità è fondamentale non solo per la consapevolezza che deve acquisire l’utente finale, ma anche per l’introduzione di sistemi avanzati che possano ottimizzarne l’utilizzo. In Italia, il principale strumento attraverso il quale si possono condividere i dati tra più utenti e attivare i meccanismi che consentono alle Comunità Energetiche di essere operative è rappresentato, lo ribadisco, dalla Chain 2. Questo strumento è vitale per permettere alle CER non solo di essere entità giuridicamente definite, ma anche di produrre benefici economici e di utilità. Benefici che includono il concetto di generazione e consumo di energia elettrica locali, al fine di ridurre gli scambi a livello geografico sulla rete e quindi limitare gli investimenti necessari sulla stessa. Questo è reso possibile grazie ai sistemi di domotica integratii ai singoli contatori dei clienti, ma anche attraverso sistemi più complessi che coinvolgono gruppi di utenti sparsi sul territorio. Inoltre, è essenziale che i dati condivisi siano affidabili e accessibili e ciò apre uno scenario molto interessante da analizzare ed esplorare. Siamo parte dell’Osservatorio CER di ENEA proprio perché crediamo in questa visione; operiamo in particolare all’interno del Tavolo Dati, il che ci permette di guidare la discussione e la divulgazione delle potenzialità offerte dalla Chain 2 in Italia attraverso la partecipazione di diversi nostri associati oltre a una rete di importanti attori.
Il confronto, lo scambio e il trasferimento di informazioni sempre più solide sono determinanti per fare progressi rapidi in questo senso. Far parte di una comunità tecnologica, decisamente innovativa non potrà che aprire scenari sempre più virtuosi in termini di produzione e distribuzione di energia.
Credo che trasferirsi valori con reciprocità sia alla base dei processi d’innovazione. Guardando per esempio al Tavolo Dati dell’Osservatorio CER di ENEA che seguo personalmente, mi fa felice riscontrare che tra i soggetti maggiormente attivi ci sono i nostri associati, i quali possiedono una conoscenza dettagliata e una padronanza delle tecnologie che permettononuove prospettive all’intero sistema e quindi anche a Meters and More. Le tecnologie si moltiplicano di anno in anno, così come i protocolli e le soluzioni. Pertanto, vedo questo momento storico come un nuovo punto di partenza. Mi aspetto che altri soggetti nell’ambito dell’Osservatorio portino all’attenzione degli oltre 100 soggetti aderenti alternative o complementi a questo canale di cui stiamo trattando. Una discussione che senz’altro si estenderà anche all’interno della nostra associazione. Come ho accennato all’inizio, non credo che la powerline possa mai essere sostituita; ha dimostrato la sua affidabilità nel corso di quasi un secolo di utilizzo. Tuttavia, nel 2025, non è realistico pensare che possa essere l’unica tecnologia utilizzabile. Quindi è necessario prevedere un allargamento, una complementarietà, un’integrazione e una visione ibrida dei sistemi di scambio dei dati, così come dell’insieme di stakeholder che dovranno utilizzarli.