Open Fiber con Enea per lo sviluppo dei territori italiani

15 settembre 2024

Intervista a Francesca Parasecolo, Head of Network Engineering and Innovation Open Fiber

Di Emanuele Martinelli e Martina Ginasi

Le Smart Land sono un tema di notevole importanza, di cui registriamo una mancanza di strategia nazionale. Cosa ne pensa?

Lo sfruttamento delle nuove tecnologie e l’uso efficiente delle risorse è sempre più centrale; per questo con Enea e Università dell’Insubria due anni fa è nata l’idea di lavorare avendo come obiettivo l’evoluzione dei territori, facendo leva sul fatto che Open Fiber stesse già sviluppando un’infrastruttura a banda ultra larga finanziata da Infratel Italia in oltre 6000piccoli comuni. Una rete di proprietà pubblica che nel tempo dovrà esser valorizzata, considerando anche i grandi sforzi economici che ha richiesto e la notevole complessità di gestione. Come noto, uno dei problemi principali del Paese era la mancanza di infrastrutture di connessione; abbiamo fatto passi da gigante e siamo ora vicini alla media europea per la diffusione di banda ultra larga. Tuttavia, siamo ancora molto indietro nell’utilizzo effettivo di queste reti.

Infrastrutture che raggiungono anche aree minori o remote?

Il progetto con Enea è focalizzato sui piccoli borghi, proprio perché siamo consapevoli che senza infrastrutture digitali sia davvero limitata la possibilità di crescita economica in aree meno antropizzate. La metodologia sviluppata dall’Università dell’Insubria, denominata “Urban Check Up Model” e realizzata con Enea, parte da un’analisi del territorio mettendo in evidenza esigenze e potenzialità; la clusterizzazione dei comuni, basata su indicatori ISTAT e altri criteri riferiti a infrastrutture ed economia locale, permette di adattare il modello alle diverse realtà territoriali. Il comune di Pitigliano per esempio, su cui è stato avviato un primo pilota, è un luogo bellissimo e con peculiarità specifiche, tra cui una sola via di accesso e una forte dipendenza dal turismo. Abbiamo condotto un’analisi dell’area e sviluppato servizi utili per il comune, applicando digital twin – ossia una dettagliatissima replica digitale delle caratteristiche del territorio –  e realtà aumentata per valorizzarne il patrimonio storico e culturale. Stiamo ora considerando la creazione di una piattaforma di e-learning per divulgare la cultura del territorio, con particolare attenzione per esempio alla valorizzazione delle botteghe artigianali locali.

Su quali altri punti si sta muovendo la collaborazione con un comune così particolare?

Siamo partiti da interviste ad amministratori locali per comprendere quale fosse lo stato dell’arte di infrastrutture pubbliche, edifici compresi. Sono emersi problemi di efficienza gestionale rispetto per esempio alla valorizzazione dell’ambito turistico; e poi tematiche strutturali, considerando che il comune di Pitigliano è costruito sul tufo e presenta problemi di smottamento del territorio. Abbiamo dunque pensato di utilizzare la fibra ottica per il monitoraggio del territorio, in stretta collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), con sensori distribuiti capillarmente in diversi punti del comune e una trasmissione dati ad alta capacità. Un sistema in grado oggi di rilevare qualunque movimento del terreno, fornendo informazioni precise sulla posizione e l’intensità del movimento stesso. Con il Politecnico di Milano invece stiamo testando soluzioni che riguardano il monitoraggio degli edifici. Sintetizzando dunque, creando le condizioni per una valutazione analitica, abbiamo individuato tre macro-filoni principali: efficienza gestionale, monitoraggio del territorio e creazione dei presupposti per la realizzazione di una comunità energetica. L’efficienza gestionale include l’efficientamento energetico, il censimento dell’illuminazione pubblica e il caricamento dei relativi dati sulla piattaforma PELL di ENEA. Inoltre, prevede il monitoraggio dei consumi energetici grazie all’installazione di Smart Meter da parte delle aziende che collaborano al progetto, e il telecontrollo per regolare l’intensità dell’illuminazione pubblica al fine di massimizzarne l’efficienza stessa. Monitorare inoltre il territorio utilizzando sensori, anche acustici, per rilevare movimenti del terreno e anomalie, consentirà l’implementazione di servizi di allerta per prevenire situazioni di rischio. Infine, abbiamo da subito pensato alla realizzazione di una CER anche se la definizione delle regole è avvenuta solo a inizio di quest’anno; ma abbiamo potuto sperimentarne i meccanismi e comprenderne la complessità e ora siamo pronti per procedere.

Si tratta di iniziative integrate che guardano con concretezza allo sviluppo sostenibile.

Possiamo senz’altro dire che la fibra ottica rappresenti in sé una tecnologia sostenibile per diversi motivi. Si tratta di una rete completamente passiva, con elementi attivi solo a livello centrale e presso le abitazioni dei clienti. Tutto il resto consiste in un fascio di luce che viene propagato a differenza del rame che diffonde elettricità. Abbiamo condotto studi che dimostrano come la realizzazione di una rete completamente in fibra ottica nei comuni, rispetto a una con tecnologie tradizionali di rame, comporti un risparmio energeticodi oltre il 60%. Tutte le abitazioni di Pitigliano sono oggi collegate con fibra, così come le sedi della pubblica amministrazione, il museo, l’ospedale e altre strutture pubbliche. Questo progetto non solo migliora la connettività, ma contribuisce anche a una gestione energetica più efficiente e sostenibile, coinvolgendo vari settori della comunità. Ora si tratta di sensibilizzare la popolazione ad attivare il servizio facendone comprendere tutto il potenziale.

Soprattutto in aree meno popolate è evidente il bisogno di migliorare in generale i servizi di pubblica utilità, dall’acqua all’ambiente ai trasporti.

Siamo consapevoli che una volta creata l’infrastruttura le possibilità di sviluppo siano infinite; se pensiamo per esempio a conoscenza e gestione delle risorse idriche grazie a Smart Meter e strumenti di monitoraggio avanzato, diventa fondamentale che l’infrastruttura di trasmissione dati sia all’avanguardia. In termini di distribuzione elettrica con Enel stiamo procedendo alla cablatura delle cabine primarie e secondarie; a oggi siamo intervenuti su circa 23.000 cabine su tutto il territorio abilitando sistemi di automazione che riducono i tempi di disservizio. È possibile per esempio eseguire lo switch automatico da una centrale all’altra in caso di disservizio, nell’arco di pochi decimi di secondo. Questo sta migliorando notevolmente la resilienza e l’efficienza della rete elettrica, garantendo una continuità di servizio ottimale per i cittadini.

Innovazione e sviluppo economico, sociale e ambientale vanno sempre di pari passo.

Il nostro obiettivo è di creare progetti replicabili su ampia scala, utilizzando metodologie che si evolvano di continuo. L’utilizzo dell’Urban Check Model va in questa direzione, un modello che permette una classificazione dei comuni e una definizione dei percorsi di digitalizzazione; e quindi dei servizi che ogni comune dovrebbe garantire come standard minimo di innovazione. Comuni che diventano poi rappresentativi di realtà più ampie. Questo approccio innovativo fornisce al paese uno strumento per definire a priori i servizi necessari ai piccoli comuni. In questo modo, anche quelli privi di competenze specifiche possono capire di quali servizi abbiano bisogno. E collaborare con professionisti esperti nel definire le singole necessità anche per consentire di canalizzare gli investimenti in modo più efficace.

Un progetto di certo ambizioso che va messo a sistema. Il tema dello spopolamento di molti territori è quanto mai attuale e le istituzioni dovrebbero percepirne l’urgenza.

È essenziale promuovere una digitalizzazione capillare ed equa al tempo stesso. Implementando questi standard, possiamo assicurare che anche i piccoli comuni possano beneficiare delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, migliorando la qualità della vita dei loro abitanti e la sostenibilità del territorio. Sarà importante incentivare i comuni a lavorare insieme nella progettazione e condividendo servizi. Un problema culturale che va affrontato facendo comprendere i vantaggi dell’operare in rete, sia per risolvere criticità che per dare espressione al potenziale che ogn comune presenta.

Un tema che in alcuni ambiti del territorio sta raggiungendo dimensioni regionali.

Piani di sviluppo economico e potenziamento delle infrastrutture devono andare di pari passo; un settore può diventare accessorio all’altro. Se pensiamo alla trasformazione digitale dei territori, la parte relativa al cloud computing è cruciale, ma richiede infrastrutture in fibra ottica per garantire la trasmissione veloce e affidabile di dati. La soluzione architetturale che stiamo sviluppando su Pitigliano, con l’integrazione di diverse piattaforme aziendali in una dashboard unica per il comune, è un passo significativo verso la semplificazione e l’efficienza nell’utilizzo dei dati stessi. Inoltre, l’implementazione dell’edge computing a livello locale, attraverso un server situato presso il comune di Pitigliano, dimostra l’impegno nel fornire soluzioni innovative che rispondano alle esigenze specifiche di quel contesto. Questo approccio permette al comune di avere accesso rapido ai dati locali e di elaborarli in modo efficiente. Abbiamo quindi attivato soluzioni che possono promuovere lo sviluppo economico e sociale ma è chiaro che serva una visione di chi ha avuto un mandato dai cittadini per gestire quel territorio e renderlo possibile di futuro. Noi ci affianchiamo ai decisori politici e ai tecnici per far meglio comprendere che la stretta collaborazione può portare a risultati importanti sia a breve che a lungo termine.

La formazione e l’età del personale che opera all’interno della PA rappresenta oggi un problema di cui tener conto.

Conosciamo bene le tematiche burocratiche e organizzative che possono ostacolare la realizzazione di progetti in ambito PA; può essere frustrante incontrare difficoltà nel processo decisionale e nell’ottenimento delle risposte necessarie, specialmente quando si tratta di questioni che sembrano talvolta banali ma diventano cruciali per la prosecuzione di un percorso. La carenza, o spesso la mancanza, di risorse umane specializzate può certamente rallentare processi virtuosi. Tuttavia, diversi comuni stanno dimostrando di poter fare un salto culturale; è importante continuare a collaborare e lavorare insieme. Abbiamo potuto constatare in diverse occasioni che la figura dell’Innovation Manager per esempio, che si occupi di cluster di comuni, sta diventando una realtà. Dal canto nostro siamo determinati nel contribuire a superare queste difficoltà portando avanti soluzioni innovative di cui possano beneficiare le comunità locali. I risultati positivi che stiamo già ottenendo diventeranno virali e saranno preziosi per il futuro sviluppo e benessere dei territori coinvolti.